Nei Paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo, una delle principali eco-regioni del pianeta, che risulta essere, per la sua ricchezza di biodiversità tra i più importanti ecosistemi al mondo, vi è una consapevolezza diffusa della dimensione sociale, culturale, salutistica ed economica del “cibo”, condivisa da tutte le popolazioni dell’area. La diversità delle culture alimentari del Mediterraneo, così come molti elementi della Dieta Mediterranea, sono attualmente a rischio di estinzione a causa della globalizzazione, dell’omologazione degli stili di vita, della perdita di consapevolezza, di significato, di comprensione e apprezzamento, che portano allo sgretolamento del patrimonio mediterraneo e alla mancanza di interesse da parte delle nuove generazioni nei confronti della propria eredità

La Dieta Mediterranea, riconosciuta come uno dei sistemi dietetici più sani, è una risorsa quasi inesplorata dal punto di vista nutrizionale e della biodiversità. La percezione della Dieta Mediterranea è da associare principalmente ai suoi benefici salutistici, collegati al consumo di una quantità equilibrata di nutrienti, distribuiti secondo una struttura a piramide, ma deve essere anche messa in relazione ad un “modus vivendi” quotidiano legato all’alimentazione e allo stile di vita, in cui il “cibo” riveste un valore salutistico, ma anche estetico, culturale, sociale e religioso, fattori che dovrebbero essere percepiti in modo unitario al fine di promuovere un migliore benessere nutrizionale.

La Dieta Mediterranea tradizionale è un patrimonio che deriva da millenni di scambi tra popolazioni e culture alimentari nell’area Mediterranea. Ha rappresentato la base delle abitudini alimentari fino alla metà del ventesimo secolo in tutti i Paesi dell’area, ma ora sta progressivamente scomparendo, a causa di un‟ampia diffusione dell’economia occidentale, della cultura urbana e tecnologica, della globalizzazione, della produzione e dei consumi. A partire dallo studio “Seven Countries”, condotto negli anni ‟50 e sulla base dei dati raccolti in Grecia, Italia e Jugoslavia, possiamo conoscere quali cibi erano consumati con maggiore o minor frequenza in quest’area. Ciò ha consentito di definire il sistema dietetico mediterraneo tradizionale, ricco di alimenti vegetali (cereali, frutta, verdura, legumi, nocciole, semi e olive), e olio d’oliva come principale fonte di grassi aggiunti, unitamente a un‟assunzione elevata o moderata di pesce e molluschi, ad un consumo moderato o basso di uova, pollame e latticini (formaggio e yogurt), ad un consumo ridotto di carne rossa (principalmente ovina e caprina), pasta e grassi saturi, ed un‟assunzione moderata di alcool, principalmente vino, durante i pasti.

Questa dieta era anche propria delle società rurali generalmente povere. Lo studio pionieristico “Seven Countries”, oltre a molte altre indagini più recenti hanno identificato i benefici sulla salute, riscontrati in diversi paesi, associati al rispetto del sistema dietetico mediterraneo; sono noti effetti positivi della Dieta Mediterranea per quanto riguarda l‟obesità, la sindrome metabolica, i diabeti di tipo 2, le malattie cardiovascolari, alcune malattie neurodegenerative e il cancro (Huang et al., 2008).

La Dieta Mediterranea è stata divulgata nel 1995, attraverso la famosa rappresentazione a struttura piramidale, che mette in evidenza graficamente quali cibi vadano consumati quotidianamente, settimanalmente o con minore frequenza.

La nozione di dieta sostenibile sarebbe suonata curiosa solo poche centinaia di anni fa, quando le persone ottenevano la maggior parte dei propri alimenti dai propri ecosistemi. La biodiversità era tenuta in considerazione: gli ecosistemi e le zone agro-ecologiche producevano gli stessi cibi che avevano prodotto per millenni.

Le conoscenze e le pratiche tradizionali assicuravano la conservazione e l’utilizzo sostenibile della biodiversità degli alimenti all’interno di ecosistemi salutari. L’agricoltura, le diete e la nutrizione sono cambiate così drasticamente negli ultimi decenni che ora il concetto di dieta sostenibile sembra una novità.

In un documento del 1986, Gussow w Clancy esploravano la nozione di “diete sostenibili”, raccomandando il consumo dei cibi sia in virtù del loro contenuto nutritivo che rispetto agli ecosistemi da cui provenivano. Il concetto è preso in prestito da quello di “agricoltura sostenibile”, in quanto attività che non spreca le risorse naturali e che produce cibo finalizzato al consumo locale e stagionale.

 

Con l’avvento dell‟agricoltura moderna e della globalizzazione alimentare, il concetto di dieta sostenibile è stato trascurato a favore dell’intensificazione e dell’industrializzazione dei sistemi agricoli. Ne è risultato un aumento vertiginoso della produzione globalizzata di alimenti, senza tuttavia portare miglioramenti a livello globale in campo nutrizionale. Il risultato sconcertante, secondo le ultime stime dalla FAO (Food and Agriculture Organization of the United Nations), è che il numero di persone denutrite è arrivato oltre un miliardo. Tale dato si riferisce solo all’apporto energetico della dieta, mentre la denutrizione in termini di micronutrienti è molto più diffusa.

La Dieta Mediterranea è stata caratterizzata, analizzata e promossa tramite una varietà di metodi nel contesto di numerose discipline scientifiche e applicate. Nell’Area Mediterranea sebbene la sua adozione sia in diminuzione continua ad essere riconosciuta e apprezzata come dieta sostenibile.

L‟importanza della Dieta Mediterranea per il resto del mondo non sta nella specificità dei cibi e delle sostanze nutritive da essa contemplati, ma nei metodi utilizzati per caratterizzarla ed analizzarla, e nella filosofia di sostenibilità che ne costituisce l‟essenza. Questi stessi metodi possono essere utilizzati per caratterizzare le diete sostenibili in altri ecosistemi e sistemi alimentari, per identificare i nuovi paradigmi di riferimento necessari per affrontare le numerose sfide che l’umanità si trova davanti, con più di un miliardo di persone affamate in tutto il mondo (Rapporto della Conferenza Regionale della FAO per l’Europa, 2008).

Bisogna preservare ed arricchire la varietà delle culture alimentari Mediterranee, espresse dall’ampia diversità di alimenti della Dieta Mediterranea, come risorsa finalizzata ad uno sviluppo sostenibile di tutta l‟area Mediterranea. La Dieta Mediterranea è l‟espressione di uno stile di vita Mediterraneo in continua evoluzione nel tempo. La Dieta Mediterranea, come patrimonio culturale intangibile, viene trasmessa di generazione in generazione e viene costantemente rigenerata dalle comunità e dai gruppi in risposta ai cambiamenti ambientali e storici che li coinvolgono. Essa conferisce un senso di identità e di continuità alle popolazioni del Mediterraneo. La Dieta Mediterranea intesa come stile di vita complessivo rende visibile la nostra identità e varietà culturale, testimoniando direttamente la vitalità della cultura in cui è radicata. La Grecia, l‟Italia, il Marocco e la Spagna dovrebbero sviluppare una strategia congiunta per salvaguardare la Dieta Mediterranea, intesa come un unico sistema culturale non frammentabile. Le misure derivanti da tale strategia dovrebbero essere dotate di una propria coerenza interna ed esterna ed essere provviste di una solida base scientifica, costituendo un canale di dialogo aperto permanente, transettoriale ed interculturale, attraverso il quale poter condividere reciprocamente i benefici della Dieta Mediterranea, sia nei Paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo. In particolare, è fondamentale il dialogo tra popolazioni Mediterranee del Nord e del Sud al fine di promuovere la comprensione comune e migliorare la percezione reciproca, necessaria alla valorizzazione degli impegni tra nazioni per salvaguardare questo patrimonio culturale alimentare comune. Il concetto di “Dieta Mediterranea” deve essere compreso al di là della sua valenza di dieta sana come un sistema culturale sostenibile.