L’Iperico o erba di San Giovanni (Hypericum perforatum) è una pianta con fiori gialli, il cui uso in medicina risale agli antichi Greci. Il nome “erba di San Giovanni” deriva dalla sua fioritura intorno alla festa di San Giovanni Battista, a fine giugno. Storicamente è stata utilizzata nei secoli per curare disordini mentali e nevralgie, oltre che per curare ferite, scottature e punture di insetti. Al momento è utilizzata soprattutto come rimedio per la depressione (lieve e moderata), l’ansietà e l’insonnia. Per questi usi occorre ricordare le sue numerose e potenzialmente gravi interazioni farmacologiche, ormai note.

Dall’iperico viene prodotto un olio per trattare bruciature, scorticature, infiammazioni cutanee, ustioni di primo grado, ferite. Ottimo per le punture di insetto, emorroidi, piaghe da decubito, mialgie, contusioni e nevralgie.

iperico o erba di san giovanni

Applicare però direttamente l’iperico sulla cute è un rischio, in quanto può essere causa di seria sensibilizzazione all’esposizione alla luce del sole. La reazione al sole è già nota per quanto riguarda le somministrazioni orali. Alcuni farmaci, come antibiotici (es. fluorochinoloni, tetracicline) o antidepressivi (es. amitriptilina), possono incrementare la sensibilizzazione all’esposizione al sole. Pertanto da evitare l’uso di iperico, non solo per via orale, ma anche per via topica. Se ci si espone al sole senza utilizzare filtri solari a protezione totale.

L’iperico ed i suoi costituenti

Tra i costituenti dell’iperico, i naftodiantroni (ipericina) ed i floroglucinoli (iperforina) presentano interessanti profili farmacologici, compreso attività antiossidanti, antiinfiammatorie ed antimicrobiche.

L’iperforinastimola la crescita e la differenziazione dei cheratinociti e l’ipericinaè un foto sensibilizzante che alcuni utilizzano per un selettivo trattamento del non-melanoma cutaneo. Tuttavia al momento le ricerche cliniche a questo riguardo sono ancora scarse. Recentemente, sporadici trials sono stati condotti sulla guarigione di ferite, dermatite atopica, psoriasi, e nelle infezioni sostenute da herpes simplex. Sia con i singoli costituenti purificati sia con le attuali formulazioni dermatologiche, promuovendo l’iperico per l’utilizzo di affezioni cutanee.

La composizione e la stabilità delle preparazioni farmaceutiche sono fortemente dipendenti dal luogo d’origine della pianta, dal metodo di estrazione, dalla lipofilicità dei solventi, e dalle condizioni di storaggio.

L’iperico e la sua attività antibatterica

Sia l’iperforinache l’ipericinapresentano attività antibatterica. Questa è maggiore quando le erbe sono raccolte in agosto piuttosto che a luglio, riflettendo l’incremento del contenuto di iperforina durante la fruttificazione. Un confronto, tra gli estratti dell’iperico con le sue frazioni purificate contenenti i due principi, ha mostrato che l’estratto inibisce la crescita batterica più efficacemente dei componenti isolati, indicando effetti sinergici tra i singoli componenti.

L’attività antivirale è dimostrata da circa 40 anni, soprattutto nei confronti dell’herpes simplex (tipo1, labiale, e tipo 2, genitale), come pure l’attività antimicotica. Tuttavia, l’efficacia clinica contro l’herpes simplex è stata riportata solo per quanto riguarda la somministrazione orale, ai dosaggi utilizzati per la depressione.

La fotosensibilizzazione è sostenuta soprattutto dall’ipericina, la quale può causare, in base alla concentrazione e all’intensità della radiazione, una severa fototossicità o fotoirritazione. Questo è un effetto indesiderabile nel trattamento delle ferite o dell’infiammazione cutanea.

L’iperforina invece, somministrata ad alte concentrazioni, è il componente più importante per determinare l’effetto antiinfiammatorio.

Il razionale clinico per il trattamento con l’iperico delle ferite risulta dalle sue attività antimicrobiche ed antiinfiammatorie, dalla stimolazione della motilità dei fibroblasti, dalla produzione di collagene, e dalla differenziazione dei cheratinociti. Le formulazioni contenenti ipericina e iperforinasembrano appropriate per l’applicazione su abrasioni, graffi, bruciature ed ulcere, oltre a piaghe da decubito e ferite chirurgiche. Non ci sono studi invece per quanto riguarda l’uso topico in contusioni e mialgie.

L’iperico e la dermatite atopica

La dermatite atopica (caratterizzata da infiammazione, ipersensibilità a stimoli irritanti, con conseguenti graffi e piccole lesioni dell’epidermide, facili all’infezione batterica). Sembra essere ben controllata dall’iperico (per l’azione antibatterica, antinfiammatoria e per la stimolazione della differenziazione cheratinocitica); tuttavia l’applicazione degli estratti sulla zona atopica può determinare il rischio di sensibilizzazione.

Dal punto di vista istologico, le placche della psoriasipresentano tre caratteristiche: la crescita incontrollata dei cheratinociti, la presenza di prominenti e dilatati vasi ematici ed un infiltrato infiammatorio. Anche in questo caso il ruolo dell’iperforina sembra utile per il trattamento delle placche, ma a tutt’oggi non ci sono evidenze cliniche al riguardo.

Per quanto riguarda la sicurezza e la tollerabilità delle applicazioni topiche, i potenziali effetti avversi sono irritazione/sensibilizzazione, oltre alla fotosensibilizzazione. Da ricordare che il potenziale fototossico può aumentare in caso di cute lesa (es. ferite). Per un maggior assorbimento, e negli individui con cute chiara e delicata (es. bambini).

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