antitumoraliLe Crucifere (o Brassicacee) devono il loro nome all’aspetto del fiore, composto da 4 petali separati disposti a formare una croce. A questa famiglia appartengono tutte le varietà di cavoli e broccoli di largo uso nelle cucine di tutto il mondo. Cavolfiore, cavolo cappuccio, cavolo verza, cavolo nero, cavolo rosso, cavolo riccio, cavolini di Bruxelles, broccoli, cime di rapa, ma anche la senape, il ravanello, la rucola e il rafano. Esse contengono composti fenolici (isotiocianati, indoli, flavonoidi), vitamina Cbeta-carotene e folati

Brassicacee, una cassetta degli attrezzi

Il più importante gruppo di composti fenolici presenti nelle Brassicacee sono gli isotiocianati, composti aromatici contenenti zolfo, e gli indoli, entrambi responsabili dell’odore tipico che si sprigiona dai cavoli durante la cottura. Presentano un’azione antiossidante, potenziata dai flavonoidi (quercetina), dal beta carotene e dalla vitamina C di cui sono particolarmente ricchi. Inoltre il considerevole contenuto di calcio rappresenta la principale fonte alimentare di calcio di origine vegetale. Non dimentichiamo che sono anche un’ottima fonte di ferro e proteine. La fibra alimentare è costituita principalmente da pectato di calcio, che nell’intestino si lega agli acidi biliari con un possibile effetto di riduzione del colesterolo. 

Brassicacee e malattie cardiache

brassicacee

Il consumo di crucifere è spesso incoraggiato per ridurre il rischio di malattie cardiache e di cancro in molti organi tra i quali mammella, endometrio, cervice, prostata, polmone, colon, fegato. Recentemente è emerso un altro beneficio: una spiccata attività contro l’infiammazione. Uno studio osservazionale, svolto su oltre 1000 donne da Gong Yang, un ricercatore al Vanderbilt University Medical Center di Nashville (Tennessee), ha mostrato un significativo effetto antinfiammatorio.

Brassicacee ed uno studio interessante

Tale risultato è emerso dalla misurazione dei livelli ematici di tre marcatori proinfiammatori. Le donne che hanno partecipato allo studio, tutte sane, con età media di 58 anni, hanno compilato esaurienti questionari sui loro regimi alimentari. Dai dati riportati è risultato che il consumo di crucifere è stato inversamente proporzionale ai livelli dei tre marcatori infiammatori presenti nel sangue delle donne. Chi ne mangiava di più aveva, in media, dal 13% al 25 % in meno dei marcatori rispetto a chi ne consumava meno. I risultati ottenuti da tale studio dovranno essere comunque confermati da successive ricerche, ma è sicuramente bene incoraggiare il consumo di tali vegetali, visto i molteplici effetti positivi che hanno sull’organismo umano.